Autodichia: nessuna trasparenza nel Parlamento. Ecco la vera responsabile dei privilegi di Palazzo
Nasce oggi il comitato per il superamento. “È fuori di logica che l’amministrazione delle Camere sia fuori da ogni controllo”, dice la presidente Irene Testa. “E su bilanci e appalti non esiste una vera e propria trasparenza”.
Roma, 17 ottobre 2017 – Non è scritta in Costituzione, non esiste all’estero. È l’autodichia, ovvero la capacità di autoregolamentazione degli organi costituzionali. Quella che, per capirsi, rende possibile cambiare pensioni e vitalizi con delibera parlamentare – e quello che succede in una legislatura non è detto che resti nella prossima – che gestisce gli appalti di Camera e Senato, che decide sui diritti dei lavoratori di questi organi.
A fare il punto è il convegno di oggi proprio nel cuore dell’autodichia, nell’aula dei Gruppi parlamentari di Montecitorio. Convegno che sancisce la nascita del Comitato per il Superamento dell’Autodichia. “L’autodichia genera privilegi, a volte giusti a volte ingiusti”, spiega la presidente del comitato Irene Testa. “Ed è inaccettabile che esistano delle posizioni che si pongono fuori dallo stato di diritto e al di sopra della legge che essi stessi producono”. È arrivato quindi il momento di superarli. “È fuori di logica che l’amministrazione delle Camere sia fuori da ogni controllo”. Sulla questione, Testa ha scritto due libri: l’ultimo è “Sotto il tappeto. Autocritica e altri misteri di palazzo”. “Il controllore non è controllato da nessuno”, spiega la componente della presidenza del Partito Radicale. “Sui bilanci e sugli appalti non esiste una vera e propria trasparenza”.
La questione esiste, e a confermarlo è lo stesso Giuliano Amato, già presidente del Consiglio e ora giudice costituzionale, relatore dal caso di Piero Lorenzoni, ricorrente in Corte Costituzionale per il primo caso di difesa dei lavoratori degli organi costituzionali dall’autodichia. L’autodichia “c’è ma si fa in modo di non vederla”, dice.
“Gli organi giurisdizionali sono andati al rimorchio della politica, non al rimorchio del diritto”, dice Pietro Di Muccio de Quattro, direttore emerito del Senato della Repubblica, già deputato al Parlamento.In questi giorni di feroce discussione sulla legge elettorale – anche il Rosatellum è tacciato da più parti di manifesta incostituzionalità – nasce il Comitato per il superamento dell’autodichia. “Gli organi interni di controllo dell’autodichia devono avere un’apparenza di terzietà”, rilancia l’avvocato Felice Besostri, protagonista delle battagliie contro la costituzionalità di Porcellum e Italicum e ora impegnato nella lotta contro il Rosatellum. “Terzietà che non c’è. Non hanno l’apparenza di terzietà che deve avere un giudice”.
L’autodichia è ancora più di attualità se si pensa che il disegno di legge sulle segnalazioni di irregolarità amministrative, da parte dei pubblici impiegati coperti dall’anonimato, è in via di approvazione. Manca nel testo l’estensione della possibilità di whistleblowing anche ai dipendenti delle Camere, che pure era stata richiesta da una petizione di Irene Testa e di tutti i parlamentari radicali della scorsa legislatura.
Traduzione: i dipendenti di Camera, Senato e della Corte Costituzionale sono e restano diversi dagli altri lavoratori. Se decidono di denunciare irregolarità, non possono essere tutelati dalla legge che sta per essere approvata. In generale, il potenziale whistleblower all’interno delle Camere non ha la possibilità neppure di relazionarsi con l’Anac, come qualunque pubblico impiegato: che ne pensa Raffaele Cantone di questa lacuna? Non manca poi la “questione dei rimborsi ai gruppi parlamentari, elargiti senza nessun controllo e senza certificazione della Corte dei conti”, sottolinea Maurizio Turco dalla presidenza del Partito Radicale.
E gli appalti? Secondo la sentenza del Tribunale di Roma di qualche giorno fa, Sergio Scarpellini ha evaso l’IVA sugli affitti con la Camera del 2011. C’è qualcuno che sapeva, e che avrebbe potuto segnalare? Non più se, dopo il demansionamento lamentato dal geometra Piero Lorenzoni, l’efficacia deterrente – rispetto ad attività di controllo dei costi condotte da dipendenti coscienziosi – si è fortemente accresciuta.
Eppure si tratta, secondo Giampiero Buonomo, dell’unico caso che incrocia l’autodichia appaltistica e quella lavoriatica: non è un caso che sia questo, è non altri economicamente motivati, l’unico birillo rimasto in piedi dinanzi alla Corte costituzionale.
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